Twitter, la ricetta di Musk sono i servizi a pagamento?

Twitter potrebbe essere rivoluzionata, proprio così come annunciato da Elon Musk, nuovo proprietario, sia al momento della dichiarazione di interesse che oggi che ne è il proprietario e CEO. Ci si attendeva dei forti cambiamenti destinati a modificare per sempre la piattaforma, ma alcune ricadute potrebbero essere particolarmente sensibili per gli utenti.

Dopo l’azzeramento dei vertici e del board dirigenziale, Elon Musk ha iniziato a parlare apertamente di servizi a pagamento per rendere Twitter più appetibile ai suoi utenti e maggiormente riconoscibile come fonte di informazione. Ma chi sarà disposto a pagare per qualcosa che fino a poco fa era gratuito, e che potrebbe esserlo altrove? E chi sceglierà invece di proseguire su quello che viene riconosciuto come l’unico social network affidabile perché non soggetto ai down del gruppo Zuckerberg?

Twitter con servizi a pagamento: le idee di Musk

Ci sono essenzialmente due servizi di cui già si parla della possibilità che diventino a pagamento. Il primo è il segnale di “certificazione” dei tweet inviati dagli utenti, la famosa “Spunta blu”. Si tratta della certificazione che Twitter assegna agli utenti verificati e che quindi rende affidabili al 100% i contenuti postati. Il tweet di Musk in merito non lascia spazio a dubbi: “L’attuale sistema dei signori e dei contadini di Twitter per chi ha o non ha la spunta blu è una stronzata. Potere al popolo! Blu per 8 dollari al mese”. Questo di fatto estenderebbe la possibilità di avere un account certificato purché sia a pagamento. E se da un lato non dovrebbe essere un problema permetterselo per molte “macchine della comunicazione” presenti su Twitter, dall’altro potrebbe rendere certificati come autentici account poco reali con la forza di pagare il servizio. Non si esclude che all’interno di questo servizio che sarebbe in abbonamento possano essere inserite altre funzionalità come priorità nelle risposte, nelle menzioni e nelle ricerche, possibilità di postare video e audio lunghi e Pubblicità dimezzate nel proprio feed.

Paywall Video: cos’è e perché potrebbe arrivare su Twitter

Nel tentativo di rendere redditizia la piattaforma, Musk e il nuovo apparato dirigenziale sarebbero intenzionati ad introdurre un “paywall video”. La prima parola suonerà familiare a chi legge notizie su internet: si tratta della necessità di pagare per vedere contenuti, come gli articoli dei quotidiani online. Partendo come piattaforma di informazione, Twitter potrebbe introdurre un Paywall destinato ai soli contenuti video.

Visualizzare video su Twitter sarà quindi possibile soltanto per chi paga, e quindi non ci sarà più una limitazione riservata agli eventuali diritti di riproduzione di quel video, ma anche un pass necessario per vedere ciò che gli altri postano.  L’accesso ai video per gli utenti avrebbe dei prezzi variabili da 1 a 10 dollari a seconda del numero di video e della qualità degli stessi. Il tracciato, anche qualora questa funzionalità non andasse in porto per problemi legati ai contenuti per adulti e ai diritti di riproduzione, è però segnato. Twitter si avvia ad addebitare costi ai propri utenti per aumentare i ricavi che attualmente sono generati solo dalla pubblicità.

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