Reddito di cittadinanza: ecco cosa cambierà

Il Reddito di Cittadinanza, provvedimento introdotto dal governo Conte qualche anno fa, in questi anni ha aiutato numerose persone ad evitare uno stato di povertà e indigenza assoluto, ma sembra anche aver creato delle sacche di utilizzo iniquo del sussidio a fronte di dichiarazioni mendaci e situazioni “borderline”.

Fin dalla campagna elettorale, il nuovo primo ministro Giorgia Meloni aveva parlato di voler introdurre dei correttivi – se non addirittura cancellare del tutto il sussidio – affinché chi fosse in condizione di lavorare non utilizzasse il reddito per mantenersi fuori dal mercato del lavoro. Proprio in questa direzione sembrano andare i provvedimenti attesi. Cerchiamo di capire meglio come funzionerà nei prossimi mesi il Reddito di Cittadinanza.

Reddito di Cittadinanza, ecco cosa cambia

Nello specifico ne ha parlato il sottosegretario al Ministero del Lavoro, Claudio Durigon, esponente della Lega. Nell’intervista, riportata anche dall’agenzia Ansa, si spiega come il Reddito di cittadinanza non sarà più considerabile un sostegno a vita, ma andrà rinnovato per periodi sempre più brevi in base a parametri determinati, e con un assegno che vedrà un importo a scalare.

La novità più importante, tuttavia, dovrebbe riguardare l’impossibilità – di fatto – di rifiutare offerte di lavoro, pena la perdita del sussidio e del lavoro stesso. Durigon ha infatti spiegato che chi rifiuterà anche una sola offerta di lavoro perderà il sussidio. Oggi la decadenza del sussidio arriva dopo il rifiuto di due offerte di lavoro, e si stima che il taglio del sussidio in seguito a rifiuto possa colpire circa il 33% dei percettori, in base a quanto accaduto finora. Da sottolineare che questa proposta elaborata dalla Lega, nelle parole di Durigon, “è più morbida di altre che circolano nella coalizione”.

Il percorso del RdC ipotizzato dalla Lega

Dopo i primi 18 mesi di percezione del Reddito, e in assenza di lavoro, la persona verrebbe inserita in un percorso di politiche attive del lavoro. Dopo sei mesi all’interno del percorso, qualora non avesse ancora trovato lavoro, potrebbe tornare a percepire il reddito, ma con un importo parti al 75% dell’importo precedente e con la previsione che duri per soli altri 12 mesi, durante i quali continuerebbe a fare formazione.

Al termine di questo altro anno, arriverebbe una nuova sospensione di sei mesi dell’assegno, dopodiché potrà richiedere per l’ultima volta (la terza, ndr) il RdC, ma soltanto per altri sei mesi e al 50% dell’importo iniziale. Durante tutto il percorso, il rifiuto di una sola offerta di lavoro causerà la cancellazione dalla possibilità di percepire denaro dallo stato. La Lega vorrebbe anche passare la competenza della gestione dall’INPS ai Comuni. Resta da capire come gestire la valanga burocratica di richieste e sospensioni che determinerebbe tale modifica.

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