Rottamazione ter, arrivano sanatoria e sanzioni al 5%

La Rottamazione Ter, terzo intervento di diluizione dei debiti dei contribuenti, ha creato un buco di circa 2.5 miliardi nelle casse dello stato. Il nuovo governo Meloni è alle prese con i provvedimenti che dovrebbero garantire una proroga delle cartelle esattoriali non riscosse con un nuovo procedimento di rottamazione.

All’interno del provvedimento dovrebbero essere incluse la possibilità di rottamare nuovamente il debito, l’applicazione di una sanzione standard del 5%, e una sanatoria. In questo articolo approfondiamo la notizia cercando di capire come pensa di muoversi il nuovo governo.

Rottamazione TER: si tenta il recupero di 2.5 miliardi

Il governo Meloni sta studiando il modo di non perdere 2.5 miliardi di euro di mancati pagamenti derivanti dalle diluizioni dei debiti verso l’Agenzia delle Entrate di più di 500mila contribuenti. Attualmente, guardando ai dati diffusi dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, se da un lato circa il 57% degli italiani che hanno chiesto di diluire i debiti sono in regola coi pagamenti o hanno terminato la loro rateizzazione senza problemi, dall’altro lato il restante 43% non ha pagato il dovuto. Creando un “buco” nei conti dello stato di circa 2.5 miliardi.

Con la conseguenza che da questi mancati pagamenti si genererà una nuova cartella esattoriale da estinguere in soluzione unica con l’applicazione di interessi e more. Lecito domandarsi sia come farà a pagare chi non lo ha fatto finora, sia se il sistema di una nuova rottamazione non generi soltanto la possibilità che questi debiti vengano protratti all’infinito. I tecnici del governo stanno pensando di eliminare gli sconti previsti con la rottamazione ter applicando un forfait del 5% per sanzioni e interessi, con un piano di versamenti degli importi dovuti rateizzato nei prossimi cinque anni, quelli che dovrebbero essere caratterizzati dall’attività di questo governo.

Cosa succede a novembre

Alla fine di questo mese, entro il 30 novembre, è previsto il termine per il pagamento delle somme in scadenza il 28 febbraio, il 31 maggio e il 31 luglio, inizialmente posticipate causa Covid. Sono già previsti cinque giorni di tolleranza, con ulteriore scadenza posta al 5 dicembre, ma è difficile immaginare che la somma mancante arrivi tutta insieme da qui ad un mese nelle casse dello stato. Anche perché fattori come la crisi energetica, l’inflazione e il caro bollette stanno mettendo in difficoltà le famiglie e la necessità di correttivi appare ragionevole all’interno della maggioranza di governo.

Proprio per questo da diversi giorni da importanti esponenti di maggioranza si parla di “pace fiscale”. L’ipotesi al vaglio è quella dello stralcio, e cioè della cancellazione, dei debiti inferiori ai 1000 Euro. Per i debiti fino a 2500 Euro l’ipotesi è invece quella di richiedere un versamento immediato del 20% del dovuto, tagliando il restante 80%. In caso di importi superiori, il pagamento dell’intera imposta maggiorata del 5% in sostituzione di sanzioni e interessi, con rateizzazione automatica in 10 anni. Tutto da verificare e da attendere alla prova dei fatti, ma le intenzioni sono queste.

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