Dall’arrivo dell’euro nel 2002, la popolazione italiana ha dovuto riabituarsi ad adottare una serie di “tagli monetari” oramai caduti in disuso come i centesimi, che di fatto non sono stati più utilizzati nella seconda parte del 20° secolo, dopo aver rappresentato una delle varianti monetarie più utilizzate del Regno d’Italia dalla sua creazione nel 1861 fino alla seconda guerra mondiale.
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In particolare il taglio da 20 centesimi è stato molto utilizzato e perciò presenta numerose varianti.
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Come detto, si tratta di un’emissione caduta in disuso in maniera progressiva nel corso del Novecento, in particolar modo a partire dagli anni 30, in corrispondenza degli elevati livelli di inflazione della lira. Tra le numerose varianti esistono esemplari molto interessanti e potenzialmente decisamente remunerativi.
Un esempio è dato dalla moneta da 20 centesimi conosciuta come “esagono” del 1918, così soprannominata a causa della figura geometrica che contorna il valore nominale presente: questo particolare esemplare costituisce una prova ed è perciò molto rara, che è servita da “base” per le 20 lire realizzate negli anni immediatamente successivi e data la loro natura è molto difficile trovarne una. Ecco perchè un collezionista è disposto a pagare oltre 1000 euro per un singolo esemplare.
Ancora più interessante e rara, ma anche maggiormente remunerativa risulta essere la prima moneta da 20 centesimi coniata dal Regno d’Italia, realizzata in meno di 500 esemplari nel 1863, molto simili alle monete da 5 lire del periodo realizzate in oro, la produzione fu molto risicata perchè condivideva eccessive somiglianze proprio con la 5 lire anche nelle dimensioni e peso, quindi virtualmente poteva essere spacciata per la variante d’oro, dopo un’opportuna placcatura.
La moneta da 20 centesimi stemma è per questo rarissima e può far arricchire non proprio il fortunato possessore: un esemplare in buone condizioni vale non meno di 25.000 euro ma in eccellenti condizioni può “toccare” i 100.000 euro.
