Pagare il taxi col POS: ancora polemiche dopo quanto successo a Ema Stokholma

Pagare il taxi col POS è ancora un tabù: una delle polemiche più forti nata dopo l’obbligo di fatto per tutti gli esercenti di rendere possibile il pagamento elettronico continua ad alimentarsi dopo quanto successo ad Ema Stokholma, conduttrice radiofonica e personaggio televisivo, a Roma, nelle scorse ore.

La notizia è stata infatti ripresa da molti giornali: Ema Stokholma ha dichiarato che il tassista le ha detto che la “avrebbe lasciata a piedi” se avesse saputo che era sua intenzione pagare con il Bancomat attraverso il POS. Una polemica che non sembra placarsi in una dinamica che fatica ad aggiornarsi alle nuove leggi. Capiamo tutto meglio in questo articolo.

Ema Stokholma e il tassista contrario al POS

Ema Stokholma ha inserito nelle storie del suo profilo Instagram ufficiale una “denuncia a mezzo social” del rifiuto da parte di un tassista romano che non avrebbe voluto farla pagare col bancomat a tarda sera. Questa la descrizione della Stokholma: «Situazione taxi a Roma: un’ora per trovarne uno, arrivo a casa e chiedo di pagare col pos. Lui mi risponde che se lo sapeva prima, non mi faceva salire». A quel punto la conduttrice radiofonica chiede al tassista se la cosa gli sembra normale, questi risponde: «A lei sembra normale che sto lavorando dalle 5 e sto con 50 euro e 120 di carte…». Ema chiude così il racconto: «Ventidue euro e 50 per essere trattati a pesci in faccia. Grazie Roma! Ci ho messo un’ora a trovare un taxi: è obbligatorio il pos, è di legge. Siete dei maleducati». Al termine della storia, ripresa in un video, il tassista rilascia la ricevuta di pagamento. La Stokholma racconta infine che pochi giorni prima un altro tassista privo di POS l’ha lasciata in mezzo alla strada nella zona dello stadio Olimpico.

Obbligo di Pos: cosa è successo

Dal 30 Giugno 2022 sono partite le sanzioni amministrative per tutti coloro che non consentono ai propri clienti il pagamento elettronico. Le sanzioni decise dal Governo Draghi di fatto obbligano commercianti, esercenti e professionisti a dotarsi del POS. La cosa coinvolge tutti, anche i tassisti, che sono tra le categorie maggiormente abituate al ricevimento dei pagamenti in contanti. Una abitudine che in alcuni casi è anche sinonimo di prezzi gonfiati, e di possibilità di evasione fiscale, ma al di là dei sospetti incide anche una questione legata ai costi di gestione delle transizioni elettroniche.

L’utilizzo molto frequente del POS, infatti, aumenta notevolmente le commissioni di pagamento da versare alle banche, diminuendo in percentuale sensibile gli incassi, e creando polemiche anche tra quegli esercenti che incassano somme relativamente piccole, inferiori alle poche decine di euro. La doppia sanzione introdotta prevede una multa da 30 Euro per l’esercente sprovvisto del POS, e di un ulteriore 4% della transazione che non ha dato modo di eseguire. Oltre al POS, i commercianti da giugno scorso sono tenuti all’invio quotidiano dei dati di incasso per una verifica incrociata dello scontrinato. Una pratica incrociata che mira ulteriormente a contenere l’evasione fiscale.

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