Tetto al contante, cambio di rotta: è già polemica

Il tetto al contante verrà con ogni probabilità innalzato dal nuovo governo Meloni. È quanto emerso dai primi giorni di insediamento del nuovo governo e dalle parole del senatore di Fratelli d’Italia, Giovanbattista Fazzolari, che ha annunciato il sicuro innalzamento della soglia delle operazioni in contante all’interno del tetto massimo dei 10mila euro, proposta iniziale della Unione Europea.

La notizia ha subito destato le proteste delle opposizioni che negli anni scorsi hanno portato avanti una politica restrittiva del tetto delle operazioni in contante, portato inizialmente a 2mila euro, con la previsione dell’ulteriore ribasso a 1000 euro a partire dal prossimo anno. Potrebbe quindi non andare così.

Tetto al contante: le intenzioni del governo Meloni

È stato il presidente del consiglio Giorgia Meloni a spiegare che il Governo innalzerà il tetto delle operazioni in contante in considerazione dell’assenza di nessi tra tale limite e l’evasione fiscale. La proposta di legge parte proprio dal raggiungimento della soglia di 10mila euro, il limite inizialmente previso da Bruxelles. Tale limite era stato deciso a livello europeo per cercare di invogliare i paesi dove non esiste limite alle operazioni in contante ad inserirsi all’interno di una regolamentazione di questo settore.

Come si apprende dall’Agenzia Ansa, il vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini si è così espresso per evidenziare la paternità del suo partito rispetto all’idea: “Alzare il tetto di spesa in denaro contante dagli attuali 2mila a 10mila euro è una proposta di buonsenso della Lega, in linea col programma del centrodestra e con altri Paesi europei: Meno burocrazia, più libertà”. Il premier Meloni ha rafforzato il concetto citando parole di un ex ministro PD: “Ci sono Paesi in cui il limite non c’è e l’evasione è bassissima, sono parole di Piercarlo Padoan ministro dei governi Renzi e Gentiloni. Il tetto rischia di non favorire la nostra competitività”.

Forti le proteste dell’opposizione che sottolineano come la misura possa portare al ritorno delle valigette in contanti (Conte, M5S), possa costituire un favore agli evasori (PD), e come rappresenti una stupidaggine (Calenda). Al di là del posizionamento ideologico, i dati in Italia sembrano spingere verso la posizione che la correlazione fra utilizzo del contante ed economia sommersa esista, cosa più volte richiama dalla Uif, l’unità di informazione finanziaria presso la Banca d’Italia che si occupa di riciclaggio e finanziamento al terrorismo.

Il ruolo del contante: cosa può accadere

Le associazioni dei commercianti ritengono che innalzare il tetto del contante sia un’opportunità: potrebbe addirittura incentivare i consumi e quindi stimolare l’economia. Dall’altra parte il tracciamento di operazioni finanziarie di un certo rilievo, almeno secondo quanto rilevato dall’UIF negli ultimi anni, ha portato davvero all’emersione di una parte di economia sommersa che sfuggiva dalla tassazione.

In uno studio di qualche mese fa, assieme alla Banca d’Italia, e chiamato “Pecunia Olet”, incrociando le banche dati pubbliche si dimostrava l’esistenza del nesso di causalità fra movimentazione del contante e sommerso. In quella ricerca si sottolineava come l’economia sommersa è “cresciuta anche a seguito dell’innalzamento della soglia di uso del contante da 1.000 a 3.000 euro, in vigore dal 2016 con l’obiettivo di sostenere la domanda”. E lo studio concludeva affermando che “le restrizioni all’uso del contante possono essere efficaci nel contrasto all’evasione fiscale”. I dati dell’utilizzo del contante sono poi in ulteriore crescita: nei primi sei mesi del 2022 i dati parlano di un innalzamento della movimentazione totale a 116 miliardi di euro.

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