Diesel più caro della benzina: ecco perché

Oggi il diesel è più caro della benzina: è evidente a tutti colori che utilizzano il diesel come carburante della propria auto, e anche alle altre persone che riforniscono dai benzinai. Oggi la differenza si attesta intorno ai 20 centesimi di Euro al litro. Un costo pesante da sostenere per chi aveva scelto il diesel al momento dell’acquisto dell’auto per ammortizzare il corso sul lungo termine, quando questo costava meno della benzina.

La tendenza va avanti dalla scorsa primavera: è destinata a durare ancora tanto? E perché questa inversione, da cosa è determinata? Quali sono i fattori che portano chi ha un auto a diesel a spendere di più per un pieno rispetto a chi ha l’auto a benzina? Proviamo a spiegarvelo in questo articolo.

Diesel più caro della benzina: ecco cosa sta succedendo

Le ragioni dell’inversione dei prezzi tra il diesel e la benzina rispetto a qualche tempo fa sono da ricercare in numerosi fenomeni complessi che concorrono a creare la situazione odierna. La prima e principale è il fatto che il gasolio è il carburante utilizzato in attività economiche che hanno subìto una forte contrazione di richiesta durante la pandemia, con il conseguente calo del prezzo in quel momento. Parliamo quindi di macchinari per il movimento terrestre, motori industriali e l’autotrasporto.

Ciò che preoccupa ulteriormente in questo momento è che il prezzo attuale dei carburanti è tale anche per il taglio alle accise che gravano sugli stessi, deciso dal governo Draghi per contenere i problemi economici e non arrestare la crescita del nostro paese, in ripresa proprio dopo gli anni di pandemia. L’attuale taglio scadrà il prossimo 18 novembre e da qui a quella data il nuovo governo Meloni dovrà varare la manovra economica con l’aggiornamento del Nadef. Al momento non si è parlato pubblicamente del destino del provvedimento del taglio delle accise.

Guerra e scorte: un problema globale

Ad appesantire la situazione del prezzo del gasolio/diesel ci sono anche due fenomeni di portata globale. Il primo è il perdurare della guerra in Ucraina. Le sanzioni decise dall’Europa nei confronti della Russia hanno imposto un progressivo taglio delle importazioni provenienti da quel paese, che mandava in Europa una percentuale di circa il 30% del totale del fabbisogno.

La minore disponibilità a fronte di un aumento della domanda ha portato il prezzo a salire. Molte attività hanno quindi scelto di dare fondo alle loro scorte per contenere i costi, e in questo momento le scorte generali sono ai minimi storici da molti anni. La sensazione è che il rallentamento dei consumi legato anche all’aumento delle bollette potrebbe portare ad una riduzione del prezzo, ma potrebbe durare poco. Un qualsiasi aumento repentino della domanda o uno shock nella produzione o nella distribuzione provocherebbe impennate del prezzo anche peggiori di quanto visto finora.

benzina taglio accise

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.